mercoledì 19 gennaio 2011

TARTUFO, VESCIA O SCLERODERMA?



SCLERODERMA CITRINUM

Questo inverno ero in montagna e mi sono per caso ritrovata, mentre stavo entrando nel bosco per una passeggiata, in una scarpata molto riparata e piena di radici dove ho notato una protuberanza e mi sono resa conto che si trattava di un fungo, perfettamente conservato dal gelo.
L'ho raccolto con delicatezza ma devo dire che era talmente freddo che una parte di neve ghiacciata è rimasta attaccata fino a casa quando l'ho sezionato!
Questo fungo lo si può trovare in diversi habitat da inizio estate fino a pieno inverno, dal bosco alla campagna, nei campi appena arati o nei parchi cittadini, portando così a dubitare sul’origine della specie, assomiglia infatti specialmente per l’aspetto, a molte ‘vescie’, visto la svariatia quantità di varietà di queste ultime, (generi ‘Lycoperdon’ ad esempio; ‘L. piriforme’, 'L. perlatum’, ‘edulie’ e affini), ma fa parte della famiglia delle ‘sclerodermataceae’.
Nascendo anche tra le radici di alberi ed in anfratti, può ricordare vagamente anche al tartufo ‘Bianchetto’, se i fungaioli non sono degli esperti, per la colorazione dorata e le scaglie fitte sul corpo fruttifero e con il gambo pressochè inesistente.
Di solito predilige nascere su tronchi, radici o foglie marcescenti, particolarmente latifoglie, e specialmente nei castagneti.
Essendo un fungo che generalmente si trova in gruppo di svariati esemplari, diventa addirittura infestante.
E’ un fungo particolare anche per un'altra curiosità: ha un parassita che aiuta a contrastare la sua espansione, non è un vegetale, ma bensì un altro fungo lo ‘Xerocomus parasiticus’, simile ai ‘boletus’, che rende il corpo fruttifero sterile.
Quando ero bambina ero convinta che fosse un tartufo nero anche perché se non è giovane il suo interno diventa subito scuro e rimane sodo più a lungo delle vescie che con la maturazione perdono consistenza ed esplodono facendo fuoriuscire le spore.

Il suo nome deriva:
‘Scleroderma’ dal greco ‘skleros’ duro e ‘derma’ pelle cioè pelle dura e coriacea, mentre dal latino ‘citrum’, limone per il suo colore più frequente.
La ‘gleba’ cioè l’involucro, in genere è sferico o ellissoidale, a volte leggermente irregolare con al fondo un accenno di peduncolo da cui si diramano delle piccole radici. In piena maturazione anche lo ‘scleroderma’ si spacca sulla superficie superiore quasi a dividersi in due e ne escono le spore che si diffondono nell’ambiente.
Come detto sopra la superficie è ricoperta da screpolature simili a squamette, dal colore paglierino fino ad un colore nocciola.
All’interno il corpo fruttifero, cioè la carne, è bianca subito, poi si scurisce fino a diventare grigia e screziata fino a nera.

Ha una consistenza elastica, leggermente gommosa, dal profumo intenso, che si polverizza a completa maturazione, liberando le spore del medesimo colore.
La corteccia del fungo molto spessa, 3-4 millimetri, come lo si può notare nelle immagini, rimane biancastra, si assottiglia quando si lacera.
E’ considerato un fungo velenoso, perché specie se consumato quando si scurisce, in grandi quantità può provocare forti disturbi gastrointestinali.



Alcuni sinonimi: ‘Scleroderma aurantiacum sensu Carleton Rea’, ‘Ramsbottom’, ‘Scleroderma aurantium sensu auct’, ‘Scleroderma vulgare Hornem’...












. Get cash from your website. Sign up as affiliate. .

Nessun commento:

Posta un commento

GRAZIE PER IL COMMENTO