giovedì 28 ottobre 2010

FUNGHI MALEODORANTI




CLATHRUS RUBER 




Fin da piccola ho sempre amato leggere libri sui funghi, forse perché in casa ce ne erano parecchi, visto quanto piaceva ai miei andare a cercarli e nello stesso tempo riconoscere anche ogni esemplare non per forza commestibile, raccolti nel bosco….
Quindi quando sfogliavo le pagine rimanevo affascinata dagli esemplari più strani, più che da quelli che già conoscevo e mangiavo, e il "Clathrus ruber" era ovviamente uno di quelli.

Diversi anni fa in una gita all’isola d’Elba, ne avevo visto uno e non ho avuto nessun dubbio sulla specie, unico problema non ho avuto la possibilità di scattargli una foto.
Da quel giorno non ho più avuto la fortuna di vederne altri.

In questi giorni un mio amico di Facebook,  Andrea Battaglini mi ha dato l’occasione di poter pubblicare due sue foto che vi mostro volentieri in quest’articolo.
Ha scattato queste immagini la scorsa primavera sulle colline della Versilia, per lui era il primo fungo di quella specie che aveva incontrato sul suo sentiero!
Non saprei dire quanto possano essere rari in Italia, ma penso che non sia molto facile trovarli, almeno per quel che riguarda la mia esperienza, ma sicuramente riconoscibili per chiunque!....

Il “Clathrus ruber” fa parte della famiglia delle Clathraceae, genere Clathrus, specie Clathrus ruber, che in latino ha il significato Clathrus, cancello, e ruber, rosso.
Questo fungo curioso, è saprofita, cresce in piccoli gruppi, e ha delle caratteristiche morfologiche molto particolari, come tutti i funghi maleodoranti in genere, tipo il Phallus impudicus, quando è maturo, rilascia un liquido scuro che tende al marrone verdognolo fino al nero, dall’odore mortuario, che si può riconoscere e sentire a distanza.
La prima volta è stato descritto nel 1592 da Fabio Colonna, che lo chiamò "Fungo lanterna" per la sua forma sferica, leggermente a punta, traforata e rossa come una lanterna accesa.

Quando nasce, come per altre specie di  funghi, sembra un uovo, gommoso, biancastro detto “esoperidio”, alla base ha una piccola radice simile a quella di un germoglio.
Quando l’uovo, cioè la volva, si apre ne fuoriesce il fungo a forma di gabbia con grandi fori leggermente frastagliati, inizialmente la rete è di un leggero color rosa che aumenta di intensità con la crescita, fino a diventare scarlatta a fine maturazione.
Può raggiungere i 10 cm di diameto.
Le spore sono contenute all’interno di una mucillagine granulosa, che come detto sopra ha un odore fetido.
La carne, altrettanto gelatinosa e fragile, al tatto, non è commestibile, poco invitante specialmente per il suo caratteristico odore.
Pare da notizie ritrovate, che sia commestibile quando è allo stato di ovolo, dopo che gli è stato eliminato lo strato gelatinoso.
Non consiglio a nessuno di calpestare l’uovo, per quel suo odore persistente che si propaga immediatamente nell’ambiente circostante!








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martedì 26 ottobre 2010

lunedì 25 ottobre 2010

IL CERCHIO DELLE STREGHE












‘IL CERCHIO DELLE STREGHE’

Amanita muscaria


Fa parte della famiglia delle 'Amanitaceae'

Nasce nei boschi e nei prati circostanti, dall’estate all’autunno, la sua presenza spesso segnala la nascita dei porcini come tutte le amanite in genere.
L’etimologia del suo nome deriva da "muscarius" origine latina; pertinente alle mosche, perché è un potente moschicida, usato già nei tempi antichi. Si mettevano fette del fungo in una pentola con del latte, dopo un giorno di fermentazione, l’odore del liquido avvicinava le mosche che lo ingerivano provocando la loro morte.
Fungo velenoso e tossico, viene anche volgarmente chiamato cerchio delle streghe, visto che spesso nascono in questa formazione, quasi come un ‘sabba’, ed in più per le sue proprietà allucinogene, si diceva che questi funghi venivano utilizzati nelle loro pozioni e filtri magici….

Leggendo qua e là ho scoperto che: nell'antichità l'amanita era anche una fonte di commercio. Dove era rara poteva avere prezzi altissimi. Si racconta che alcuni popoli nordici barattassero anche una renna per un solo esemplare di amanita muscaria per usarla come allucinogeno.
Anche i russi la utilizzavano ancora prima della vodca.
In alcuni paesi come la Russia, viene anche venduta l'urina dopo la consumazione del fungo, che ne contiene la tossicità, ma con valori più bassi, tanto da diventare un antidoto al veleno per chi di solito le consuma.

Il cappello ha un diametro che può variare da 8-20 cm, da rosso cardinale a rosso aranciato, difficilmente giallastro, punteggiato di pellicola bianca, resti del velo.
La superfice è liscia ma striata al bordo nel senso delle lamelle; la pellicina rossa è facilmente staccabile dal cappello. Da giovane è chiuso in una forma sferica ma quando si apre diventa un bel cerchio, a volte si taglia agli estremi quando c’è siccità. In generale il cappello è spesso, e carnoso con lamelle fitte, libere, bianche, ogni tanto possono assumere una leggera colorazione tendente al giallo-limone.
IL gambo è bianco grosso, può raggiungere 20-25 cm circa di altezza per 1-3 cm di spessore, leggermente squamoso, cilindrico, ma vuoto all’interno. E’ slanciato e si rigonfia alla base in un bulbo.
La volva è divisa in fasce ad anello concentriche, che avvolgono il bulbo, sono bianche e persistenti.

Come quasi tutte le amanite ha l’anello, frastagliato e ben visibile, grande e membranoso, ma delicato, nella parte alta del gambo, bianco o della stessa tonalità del gambo.
La carne come tutto il resto del fungo a parte la superficie del cappello, è soda, bianca oppure giallo-aranciata in profondità, non particolarmente profumata.

E’ un fungo simbionte.
Per quanto sia considerato velenoso, in certe regioni viene però consumato, dopo aver eliminato la pellicina rossa del cappello, dove è concentrata maggiormente la sostanza tossica. oppure utilizzato dopo una lunga conservazione sotto sale, specie nell’est europeo.



A volte se dopo che sono nate avviene un grande temporale, ed i funghi ne sono esposti, può avvenire che le verruche sopra al cappello, si distacchino e, specie se il colore tende all’arancio, possono essere scambiate per l’amanita caesarea, che tutti conosciamo come il principe dei funghi, quindi attenzione alla colorazione del gambo, nel caso della caesarea, è sempre di un bel giallo uovo, mentre nella muscaria è bianco.

(foto a lato di AMANITA CAESAREA aperta e ancora nell'uovo)




( AMANTA MUSCARIA in fila indiana)




(francobollo)









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giovedì 21 ottobre 2010

MICRO... MACRO

'BOLETUS EDULIS'






Questo giovanissimo esemplare di boletus edulis e stato trovato in Turchia inizio Ottobre, nella zona di Bolu, nel muschio in una valle tra i boschi d'abete.
 Per essere giovanissimo..... è davvero 'macro'.
In natura i porcini possono essere di grande o piccolo taglio, fin dalla nascita, e non è detto che crescano ancora se lasciati nel loro habitat.




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martedì 19 ottobre 2010

FUNGHI IN CITTA'


LE BORIETTE… CIOE’ LE GAMBE SECCHE
Il nome di questo funghetto, deriva dal latino Marasmius oreades, oppure dal greco, 'marasmòs', che significherebbe denutrito, e 'orèades'. che significa ninfe dei boschi.
Qualche giorno fa, tornando da una commissione in Milano, ho visto in un piccolo prato, le prime 'Boriette', nome volgare delle mie parti, sono piemontese dell’alessandrino, nate in questo Ottobre, qualche cerchio, una mezzaluna ed un gruppetto in fila indiana!

Esse infatti nascono in famiglie numerose, proprio come i chiodini, dalla primavera all'autunno, nei prati, nei campi, lungo il ciglio dei sentieri, sia in pianura che nelle valli ed in montagna, si trovano quasi tutto l’anno dopo una pioggia abbondante se il tempo è mite od il terreno caldo. Di solito, se nasce in città, come in questo caso, il prato deve essere stato seminato molti anni prima.


 Li si scorge più facilmente dove l’erba è mista, vicino al tarassaco, alla pinpinella ed a foglie di un verde più intenso.
Subito dopo la pioggia e quando sono piccoli, si presentano con un bel color noccioa, che si schiarisce nella disidratazione, e crescendo, fino a tendere ad un leggero color tela di lino.


Le lamelle sono ben visibili, spesse, divise in due a qualche millimetro dal bordo, dove sono intercalate da più sottili lamellule, di lunghezza inferiore, (come si può vedere bene dalla foto) abbastanza rade, bianche in esemplari giovani, poi più scure fino al nocciola carico.
Il gambo è cilindrico, sottile slanciato, elastico e resistente, in genere di una tonalità più chiara del cappello.


Nel caso le Boriette si trovino subito dopo la pioggia, è più semplice raccoglierle, basta staccare a metà il gambo con la pressione di delle unghie, ma la sua elasticità ci metterà alla prova se il gambo sarà quasi secco!





Possono essere raccolti già quando il cappello è ancora chiuso dalle dimensioni dell’ultima falange del dito mignolo, fino ad arrivare quando è aperto al massimo di 7, 8 cm di diametro, ed anche il gambo varia di


altezza quando lo si trova nell’erba folta.




La carne è color crema, e ha un buon profumo di mandorle .
Una delle sue migliori caratteristiche è che la sua elasticità impedisce che il gambo si distacchi dal cappello ed anche tenendoli in mano difficilmente cambiano aspetto, si possono riconoscere proprio da questa qualità, nella raccolta, non ci sono nel loro habitat, funghi simili altrettanto resistenti.
Hanno un sapore piacevole, e si prestano all’utilizzo di diversi condimenti, anche sott’olio, per la loro carne soda, e specialmente perché facili da conservare secco, ed essendo piccoli e piacevoli alla vista diventano ottimi da utilizzare nelle frittate.















Un’altra caratteristica: basta immergerli per una mezz’ora, in aqua fresca e rinvengono come appena raccolti!.


Anche se si potrebbero confondere con numerose specie di funghi di piccole dimensioni, tra cui le Inocybi e le Lepiote di piccola taglia, come detto sopra è abbastanza facile riconoscerli dopo averli raccolti qualche volta in compagnia di esperti.
Più di una volta li ho raccolti con amici e bambini, che in generale si divertono molto, anche perché, si raccolgono tutti in gruppo specie quandoi cerchi sono grandi, ed i bambini rimangono a distanza di un’occhiata!
Certo se ci aiutano loro… meglio un controllo accurato, tornati a casa.
Per puliri è facile, specialmente se li abbiamo recisi a metà gambo e in prati non troppo impregnati d’acqua, ma nel caso che qualche gambo con la terra sia stato raccolto, basta tagliarlo e metterli tutti in acqua fredda in una bella bacinella grande far depositare sul fondo lo sporco e tirarli, su, rimangono più leggeri dell’acqua, e scolarli.

Non solo non si rovineranno, ma sembreranno appena raccolti!
Consiglio a tutti di prenderli, mentre vi fate una passeggiata,per la facile conservazione anche nella tasca del giubbotto, ovviamente non a Milano a causa dello smog, un vero peccato!









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mercoledì 13 ottobre 2010

"PORCINI BIANCHI"



BOLETUS ALBIDUS, RADICANS
E "PORCINO" BIANCO NOSTRANO


Come porcino bianco cercando su internet ho trovato poco, solo il nome Boletus Albidus e Boletus Radicans, e sinceramente così ne ho visti parecchi nel bosco, sfortunatamente non ho immagini da mostrare, ma non ciò che intendevo io, prima di tutto questa qualità mostra un gambo tendente al giallo pallido, compresa la parte spugnosa dei tuberi, e che si colora leggermente di azzurro al tatto, mentre quelli trovati dalla mia famiglia sono completamente bianchi.


Se per caso vi siete imbattuti in funghi simili, lasciatemi un commento, che vi possa rispondere, e magari inviatemi una foto per confrontarli.




Il primo è un porcino nato da poche ore e ancora sotto terra, in una fungaia a Montecampione, che in effetti, è bianco solo perché non ha ancora avuto modo di affiorare alla luce, trovato in un’abetaia, lo puoi notare nel bosco dagli aghi di abete che formano una gobbetta, dove intorno è tutto piatto…
Non si dovrebbe raccogliere, perché probabilmente nella giornata e magari dopo un giorno o due sarebbe divenuto un porcino dalle più grandi dimensioni, ma da quelle parti, ci sono una concorrenza spietata e la tentazione a raccoglierlo ti porta a prenderlo anche piccolo, in qualsiasi caso, questo è abbastanza grande da essere cucinato, 6 cm, adatto per essere utilizzato sott’olio!




Il secondo è un porcino perfettamente cresciuto e completamente bianco, perché nato orizzontalmente nel terreno, obbligato a tale situazione da una radice, chi l’ha raccolto ha notato il rigonfiamento nel sottobosco, dove una leggera spaccatura del terreno mostrava il bianco del cappello, quasi irriconoscibile.
A volte, comunque certi porcini nascono crescendo verticalmente rimanendo “albini”










Il caso più stupefacente è invece l’ultimo; nato perfettamente bianco, come si nota completamente all’esterno, tra le radici di un faggio. E’ stato trovato in Turchia dalle parti di Bolu. Questo è davvero un caso raro di albinismo.
Sono tutti e tre commestibili e con il loro sapore inconfondibile…
Quindi, a volte si può essere ingannati dalle proprie conoscenze, attenzione però, sempre meglio leggere i consigli di un vero esperto, o andare dal più vicino micologo, questo non smetterò mai di ripeterlo!










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domenica 10 ottobre 2010

AUTUNNO


TEMPO D’AUTUNNO, ARRIVANO LE CASTAGNE!

L’anno scorso a metà ottobre in compagnia di un amico, ci siamo fatti una gita in montagna a Montecampione, località ben conosciuta dai molti sciatori, sul lago di Iseo, comune di Artogne. Lasciando l’auto ai piedi della montagna in un parcheggio comodo nel comune di Artogne, e risalendo da una strada secondaria che porta ad un paese, dal nome Acquebone, dove si può trovare una buona sorgente lungo il percorso e dissetarsi, ed una piacevole locanda per una siesta, la strada, tortuosa ma piacevole, anche perché non troppo transitata dalle auto, è più o meno di una decina di chilometri, si arriva a 1200 metri di altitudine con destinazione Montecampione naturalmente!




Risalendo a metà del percorso, incominciano le coltivazioni dei castagni, che specie in estate mantengono la strada fresca e ombreggiata.

Non avendolo previsto ho avuto una bella sorpresa, lungo il ciglio della strada ho notato già diverse castagne cadute, molte fuori dai ricci spinosi a causa delle auto transitate.
Il loro colore castano dorato era allettante, ne ho raccolta una e togliendone il guscio e la pellicina marrone, ne ho assaggiato la polpa croccante.
Il sapore era asprigno e leggermente allappante, ma nel complesso dolce .
Arrivata ad Acquebone, abbiamo fatto una breve fermata alla sorgente, poi siamo proseguiti fino a Montecampione.
( nella foto i primi castagni)


Era una giornata particolarmente nebbiosa e nuvolosa, così ci siamo fermati alla “Piazzetta” dove c’è una bella cremeria, e ci siamo bevuti una buona cioccolata con panna e due brioches calde per corroborarci.
Avendo lasciato l’auto all’inizio del giro, dopo un’oretta di relax, siamo ridiscesi, e all’inizio dei castagni, ne abbiamo raccolto un bel sacco, senza fatica e divertendoci a sgusciarle dai ricci, confrontando le diverse dimensioni che cambiavano da albero ad albero, o raccogliendo quelle già libere, aperte dalle ruote dei mezzi passati in quei giorni, visto che non ci sono divieti di raccolta, almeno lungo la strada.

Il piacere di raccogliere non ci ha fatto neppure stancare particolarmente.
Tornati all’auto, siamo rientrati alla base, Montecampione, dove ho un appartamento.
Pesato le castagne, più di 7kg….
Alla sera siamo andati a mangiare nella pizzeria di “Bettino” al condominio Val Grande, e come dessert, ci hanno offerto gratuitamente del vino bianco tipo moscato leggermente marsalato, come il vin santo toscano e delle dolcissime caldarroste cotte sulla brace!
Tornata Il giorno dopo a Milano ho approfittato delle mie castagne per farne delle caldarroste!
Non avendo ne il paiolo o il camino… le ho incise con uno o più tagli con un coltello affilato, senza 
tagliare la polpa color crema, spruzzate leggermente con l’acqua per renderle più morbide e le ho sgranocchiate in compagnia di amici.
Specie quando sono così fresche trovo che sia il modo più appropriato per mangiarle, facili da sgusciare, saporite, e fortunatamente tutte sane!


Ho mangiato spesso anche i “marroni” della val di Susa, che sono più grandi e certamente di ottima qualità, ma devo ammettere che anche queste comuni castagne, non sfiguravano affatto.
Andando nei supermercati, ancora non si trovano, o se ci sono, è probabile che più che primizie quelle che vendono, esse siano quelle conservate dell’anno prima, lo potrete notare dal guscio opaco e quasi senza striature, ma vi assicuro che se si raccolgono, da molta più soddisfazione, ed è anche un’ottima idea per tenersi in forma tra flessioni e camminata!!!



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CARISSIMI SOSTENITORI!!!!!

CARI VISITATORI, FEDELI O SALTUARI.......


Ho aperto da poco il mio Blog, e avendone ovviamente 1 soltanto, ho cercato con
MICOLOGIA E DINTORNI
di raggruppare sotto questo nome diverse notizie, ecco perché ho aggiunto la parola “DINTORNI”.
Non sono una micologa, ma una fungaiola, i miei primi funghi ho iniziato a raccoglierli da bambina, avevo poco più di tre anni e a detta dei miei, già ne riconoscevo le qualità, quindi scrivo da profana, con l’intuito del raccoglitore e con qualche aiuto trovato leggendo notizie di esperti. Nutrendo questo particolare interesse, ho notato che molti di voi APPREZZATE il mio stesso piacere nello scambiare le proprie impressioni, scrivendo e aggiungendo immagini, ho pensato così, di entrare anche io a far parte dei “bolggers”……
Iniziando dai funghi, visto la stagione, potrete quindi leggere articoli che varieranno da ricette, descrizioni di luoghi, Animali, piante e frutti, compresi viaggi in tutto il mondo, dove prendere informazioni su usi e costumi del luogo e se possibile anche leggende...
Dove ho avuto la fortuna di andare e raccogliere funghi naturalmente vi saranno fornite le dovute segnalazioni.
Quindi non stupitevi se tra i miei post incapperete in notizie su luoghi ameni così lontani dalla montagna come una vacanza al mare. Nel più dei casi vi ritroverete attinenze al nome che ho scelto per il Blog… starà a voi cercare tra le righe…




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mercoledì 6 ottobre 2010

MAZZE DI TAMBURO

VIGNETTA DI STEFANO MASSIRONI
(Mazze di tamburo, ottime....... Ma tossiche per la coppia!!!)


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LEPIOTA PROCERA

La lepiota procera, che fa parte delle Macrolepiote, comunemente chiamata “mazza di tamburo”, per la sua caratteristica forma alla nascita, quando il cappello è ancora chiuso, può arrivare a considerevoli dimensioni, è considerato il fungo più alto esistente, e per questo facilmente riconoscibile anche ai profani.Il nome Lepiota deriva da lepis (scaglia) anche se non è una regola fissa il carattere scaglioso della cuticola e maggiormente rappresentato in questo genere di funghi.
Le dimensioni possono raggiungere fino a 40 cm di altezza e 30 cm di diametro nel cappello.
Questo fungo lo si nota facilmente nel bosco, data la sua dimensione, un po’ meno quando è chiuso, anche perché la colorazione brunita si nasconde meglio tra le foglie cadute.
Lo si pùo trovare anche nei prati e nelle valli, al limite del bosco a volte nascosto da erba alta.
Di solito non nasce singolo, ma in famiglie da due a una decina di esemplari, di ogni dimensione.

Ha un cappello vellutato con piccole scagliette marroni, che partono più grandi alla sommità dell’umbone, di solito molto più scura.
Sotto le scaglie la colorazione è di un bianco avorio, e se giovane con lamelle rosate, che tendono a diventare avorio col tempo, è quello è un modo per capire se il fungo è giovane o troppo maturo per la raccolta.
Sotto ha un anello grande, semplice o doppio, ed è scorrevole, lanuginoso chiaro, dello stesso colore della testa e del gambo, frastagliato ai bordi.
Il gambo maculato e striato si rigonfia all’altezza del bulbo, o piede.


Difficile confonderlo con altri funghi, ma ne esistono delle specie molto piccole davvero tossiche, come la lepiota lutea, lilacea, e diverse altre di solito nei prati, anche nei nostri giardini pubblici, che non raggiungono i 5 cm di altezza, ma con le stesse identiche forme e colori. Quindi attenzione!
Il discorso cambia nelle Macrolepiote della sezione Procerae c’è da sfatare la credenza che gli esemplari grandi sono tutti commestibili, infatti, tra di loro ve né una sicuramente tossica la Macrolepiota venenata molto simile alla comunissima e buona Macrolepiota procera , quest’ultima pùò superare i 20,25 cm di diametro, di solito con scaglie più grandi e brunastre, lamelle fitte, bianche e libere, gambo slanciato bianco, che si scurisce tenendolo in mano, e importante… privo di zebrature, base con bulbo molto pronunciato, anello semplice, carne bianca ma contendenza a scurirsi e diventare rosa specie alla sezione.
Ama un humus di foglie morte e si trova in particolare tra gli arbusti di ortiche.



Può essere consumato (solo il cappello, il gambo è di natura fibrosa, e leggermente coriacea, a meno che non sia giovanissimo e appena spuntato da terra.), misto con altri funghi stagionali, per un buon sugo con polenta, specialmente se giovane ed ancora chiuso, o il cappello aperto con aglio e prezzemolo in padella, o impanato e fritto.
Tutte buone soluzioni, fare attenzione alla frittura, perché si impregna molto di olio.
Questi funghi sono carnosi, ed hanno un sapore intenso e riconoscibile, se troppo cotti a volte hanno un sapore amarognolo dato dalla parte marrone sulla punta del cappello, chi preferisce può eliminarne la cuticola..
Un trucco per conservarlo fresco è tagliare il gamgo all’altezza dell’anello, e solo in seguito, prima di cuocerlo eliminarlo fino all’attaccatura delle lamelle.
Per quanto grosso, è un fungo molto fragile, e quindi è meglio cucinarlo entro tre giorni dalla raccolta.