martedì 29 marzo 2011

FIORI PRIMAVERILI: LA CALTHA PALUSTRIS





PRIMAVERA, DALLA MONTAGNA
 ALLA PIANURA


Con la primavera esplodono i colori! 
Certo bisogna saperli aspettare…
In montagna il primo fiore che ho trovato sul mio cammino è stato un farfaraccio dal fiore bianco, cioè una ‘Petasites albus’ , come ho descritto in qualche post precedente. (qui nella foto sottostante)
Subito dopo Febbraio sono spuntati i primi boccioli appena giallo-verdi, ancora chiusi di ‘Caltha Palustris’.
Ero vicina a una piccola sorgente montana, dove so per certo che nasce il crescione, mi ero recata apposta per raccoglierlo e metterlo nell’insalata, ma ne ho trovato soltanto qualche piccolo germoglio, ancora molto giovane e senza fiori, quindi ho soprasseduto.
Mi sono concentrata sulla ‘Caltha’ ed ho iniziato col fotografarla nell’acqua, accorgendomi che le foglie sono parecchio diverse quando spuntano.

Così ho deciso di fare come per il farfaraccio, tornare nel bosco qualche giorno dopo per vedere i suoi cambiamenti.
Ho notato anche un'altra curiosità.
Le piantine sono aumentate velocemente nel piccolo rigagnolo do acqua fredda, e con mia meraviglia, tra quelle nuove, alcune avevano qualche piccolo bocciolo, con appena una o due foglie.
In altri cespuglietti, le foglioline verdissime, erano ancora ripiegate su se stesse, a formare un triangolo.
Alcuni gruppi avevano già foglioline aperte lisce a cuore.
Le ‘Calte’ viste nei giorni precedenti, avevano cambiato il bordo della foglia, erano a cuore, quasi tonde e dentellate, meno lucide e più delicate, i petali dei boccioli erano ancora completamente chiusi.



Ormai non avendo tempo per vedere come sarebbe proceduta la fioritura nel ruscello, sono riuscita a sradicare alcune piantine di ‘caltha’ e di crescione e portarle e casa, le ho fasciate in alcune foglie di felci, e un tralcio di corteccia macerata nell’acqua.
Appena tornata a Milano ho messo in un contenitore di plastica trasparente le piante e l’humus che avevo realizzato per ricreare l’habitat della montagna, ho aggiunto l’acqua sino al bordo e l’ho messo sul davanzale. Sono rimasta molto soddisfatta, perché tutti i piantini sono sopravvissuti nello spostamento.
In questi giorni avendone la possibilità ho cocumentato con delle foto i cambiamenti.
In una settimana circa i primi bocciolini si sono schiusi facendo intravvedere i petali dei fiori.
Qualche giorno prima, camminando tra i marciapiedi di Milano, in una zona fresca, riparata da grandi alberi, in un giardinetto pubblico, mi è caduto l’occhio su dei piantini, mi sono accorta che assomigliavano parecchio alla caltha palustris
Ma oltre ad essere nel terreno, avere già i fiori aperti, le foglioline a cuore, ma lisce lucide, leggermente carnose e non seghettate ai bordi, con una strisciolina verde più scuro che parte dall'attaccatura ed arriva fino alla punta del cuore, la particolarità era che, per essere in qualsiasi caso molto simili, e sembrassero tutte e due le varietà appartenere alla famiglia delle Ranunculaceae, quelle trovate a Milano, avevano il fiore con un maggior numero di petali, e per la mia conoscenza, questa famiglia ha il particolare di avere solo cinque petali per fiore appunto come il ranuncolo che ne è l'esemplare più conosciuto.
Leggendo così su Wikipedia, e altri siti ho trovato anche questa varietà, ho quindi deciso di confrontarle, avendo anche le mie immagini, e dare di tutte e due qualche notizia.

Etimologia
Il nome si fa derivare da una parola greca ( Kalathos o Kalazos = “corbello”, “paniere”, “coppa”, contenitore in genere) che descrive la forma del fiore.
 Con 'Caltha' o 'Calta', prima della odierna classificazione, vi erano altre piante e fiori che prendevano questo nome. Tra questi, la calendula, il ranuncolo dei campi e la calla.
Dal latino 'Palustris'= 'palustre' che nasce vicino a paludi, stagni, ruscelli, insomma in zone o luoghi umidi.

La ‘Caltha Palustris’ è una varietà della Famiglia Ranunculaceae dall’aspetto di piccole erbacee perenni.
La Caltha è un genere di piante ‘Spermatofite’, (cioè sono piante che si riproducono tramite la formazione dei semi. ‘Spermatofite’, deriva dal greco: 'spèrmatos' = seme ; 'phytòn' = pianta, si possono chiamare anche ‘Antofite’, da ànthos = fiore, oppure ‘Fanerogame’ phaneròs = evidente; 'gàmos' = nozze) e Dicotiledoni, cioè il seme è separato in due cotililedoni ddue foglioline da cui nasce la piantina in germoglio.

La Calta Palustre cioè, la "Caltha palustris L., 17532" è una piccola pianta perenne, può arrivare ad una altezza di 50 cm, liscia dal fusto elastico, con tipici fiori giallo sole, in alcune specie bianchi con stami gialli e in alcune altre, con petali rossi, che non si trovano nel nostro paese.
Ne esistono una decina di specie circa, ma, essendo proliferate fin dall'era glaciale, in tutto l’emisfero Boreale e in alcuni casi anche in quello Australe: nell'America del Sud (qualche presenza a Ovest della Cordigliera delle Ande), in Australia del Sud e nelle Isole Mascarene (ad Est del Madagascar), viene denominata in molti modi, ciò dipende dalla provenienza della loro scoperta. in Italia ne esiste una spontanea, cioè quella qui fotografata ovviamente.
In alcuni casi la famiglia prende il nome di ‘Ranuncolacee’, perché anche per queste piantine il fiore ha una struttura semplice e primitiva dal punto di vista evolutivo, caratterizzato da numerosi stami disposti in posizione spiralata' per favorire la fecondazione e la propagazione della specie, infatti è sopravvissuta a diverse glaciazioni fiorendo in tutta l’Europa del nord, pensare che si è riscontrata una specie persino in Antartide, la ‘Caltha dionaeifolia’.

Di Caltha,ve ne sono diverse varietà, avendo un ‘corredo cromosomico’ (2n = 32) 'instabile', è detta per questo ‘Poliformica’, cioè le permette di ambientarsi facilmente ad ogni cambiamento del suo habitat.
La trasformazione si nota negli stami che appaiono come organi 'petaloidei' (falsi petali), assomigliano a fiori doppi.
Anche il frutto cambia specialmente nella forma dei singoli 'follicoli' (frutti secchi che si sviluppano in lunghezza fessurati da cui fuoriescono i semi a maturazione per disperdersi nell’aria), altre varietà che sono sterili, per proliferare devono essere moltiplicate con la divisione dei ‘polloni radicali’ cioè protuberanze che partono dal piede della piantina, o delle radici, che riproducono una pianta nuova con caratteristiche simili. Tutto ciò ci aiuta a distinguere alcune sottospecie del territorio italiano:

DA WIKIPEDIA:
Caltha palustris L. subsp. palustris: i follicoli si presentano irregolarmente ellittici (sono ricurvi sia ventralmente che dorsalmente); all'apice è presente un becco di circa 1,5 millimetri.
Caltha palustris L. subsp. cornuta (Schott, Nyman & Kotschy) Hegi (1912): i follicoli si presentano come una “S” ristretta progressivamente verso l'apice che si trasforma in un semi - becco uncinato di 2 millimetri.
Caltha palustris L. subsp. laeta (Schott, Nyman & Kotschy) Hegi (1912): la struttura dorsale dei follicoli è dritta, mentre la parte ventrale è ricurva presentandosi così come delle piccole falci.
Altre varietà si presentano fuori dell'Italia:
Caltha palustris var. alba: questa varietà e originaria dell'Himalaya; i suoi fiori sono bianchi mentre gli stami sono gialli. Se la zona in cui vive la pianta è abbastanza calda, questa sboccia due volte all'anno (in Primavera e in Autunno).
Caltha palustris var. plena: è simile alla specie principale ma i fiori sono doppi e di giallo più intenso.
Caltha palustris var. purpurascens: i peduncoli fiorali sono rosso – porporini, contrastando così vivamente con il giallo laccato e brillante dei fiori.


Dal punto di vista tassonomico il genere Caltha fa parte delle seguenti categorie (in ordine crescente):
sottotribù delle Calthinae (definita dai botanici George Bentham (1800-1884) e Joseph Dalton Hooker (1817-1911) in una pubblicazione del 1862);
tribù delle Caltheae (definita dal botanico boemo Karel Bořivoj Presl (1794 – 1852) in un lavoro del 1826);
sottofamiglia delle Calthoideae (definita dal naturalista statunitense Constantine Samuel Rafinesque-Schmaltz (1783-1840) in una pubblicazione del 1815).
È notare comunque che altri testi di botanica presentano una classificazione diversa : sottofamiglia : Trollioideae; tribù : Trollieae. Infine in alcuni trattati di botanica il nome della famiglia è modificato in Ranuncolacee.



Le radici hanno un breve rigonfiamento, da dove dipartono un fascio di radici bianche, lisce, spesse dalla forma di un pennello, con piccoli filamenti collaterali per aderire meglio al terreno.
Il fusto è normalmente basso, al suolo, liscio, spugnoso e cavo all’interno, con poche biforcazioni. La sua sezione è considerata piuttosto spessa : da 0,5 a 2,5 mm di diametro. Nella parte inferiore del fusto possono essere presenti degli 'stoloni', cioè rami laterali da cui spunta una gemma dall’ultima foglia vicino alla base della pianta, quasi all’attaccatura delle radici.

Le foglie sono sia 'basali', cioè con l'attaccatura alla base della pianta, che 'cauline' cioè nella parte aerea dello stelo, tutte e due di un verde intenso, più lucide nascendo per diventare più chiare a fine crescita.
Quelle basali radicali sono larghe e semplici (senza nervature visibili all'inizio); la forma tipica è palmato – venata; alla base più cuoriforme di quelle cauline; in genere sono lungamente 'picciolate', cioè con un lungo picciolo leggermente alato alla base dell’attaccatura specie in giovane età. Il bordo crescendo da liscio diventa seghettato arrotondato, cambiando aspetto, e la forma della foglia è più tondeggiante.





Le foglie 'cauline' poche e più piccole di quelle alla base; leggermente picciolate o quasi 'sessili' cioè quasi senza il picciolo e attaccate attorno allo stelo. La struttura delle foglie inizualmente circolare col crescere diventano simili ad un rene, e la dentellatura è più appuntita che nelle foglie basali
Non hanno molti fiori, di solito sono ascellari e fuoriescono dalle foglie cauline, molto spesso in coppia o in alcuni casi anche a tre fiori insieme, completamente dello stesso colore giallo puro, sia nei sepali, che nel pistillo e sugli stami.
In alcuni casi nascono dalle foglie basali o all’attaccatura delle radici, singoli.
In particolare come in tutte le Ranunculaceae, il fiore presenta solo il calice; in questo caso, i sepali sono colorati e hanno la forma dei petali; si dice allora che i sepali sono 'petaloidi'.
I fiori di questo genere sono 'attinomorfi' cioè con petali con diversi piani di simmetria raggiata ed 'ermafroditi' cioè contiene sia gli 'stami' organo riproduttivi maschili che il 'pistillo' organo riproduttivo femminile.

Il calice è 'petaloideo' (vedi sopra) e 'caduco' cioè i 'sepali' cadono precocemente lasciando così in evidenza stami e pistillo ancora freschi; i sepali ordinariamente sono 5 (massimo 12) di colore bianco, giallo, arancione o rosa. Quelli qui descritti sono semplicemente di un bel giallo acceso.
Nella corolla mancano i petali, è infatti realizzato dai sepali.
L'androceo, cioè l'apparato maschile dei fiori, è formato da più stami, da 10 a 40, per agevolare la fecondazione e quindi la propagazione della specie.
Il gineceo, cioè l'apparato femminile, più pistilli con il nettare, perché l’impollinazione avviene tramite gli insetti, sono numerosi da 5 a 55 e semplici.
I carpelli, formano la parte basale del pistillo in cui sono contenuti gli ovuli da fecondare, sono un po' meno numerosi e ciascuno a maturazione si trasforma in un follicolo.

La fioritura avviene tra Aprile e Giugno.


Il frutto è formato da diversi 'follicoli', contenenti molti semi. I 'follicoli' sono ellissoidali, venati ai lati e terminanti con un beccuccio appena leggermente ricurvo.
 Nel Giardinaggio
La caltha ha solo un interesse botanico, anche perchè ha all'interno una sostanza tossica  che non la rende commestibile, utilizzata nel giardinaggio per la sua bella fioritura primaverile e per le sue foglie carnose che durano fino alla fine di Ottobre, la pianta predilige un terreno a medio impasto, un luogo fresco e molta acqua, in natura la si può trovare immersa nei piccoli rigagnoli delle sorgenti, con le radici ben sotterrate nel greto, tra sassi e terra.
Non è difficile sradicarla, ma è sempre meglio farlo con attenzione per non spezzare le radici che sono si, fortunatamente di un diametro di 2-3 millimetri e elastiche, ma pur sempre delicate.
Come ho detto all’inizio dell’articolo, le piante trovate a Milano erano in piena terra e leggermente diverse da quelle della montagna, tutte e due le varietà erano però in luogo riparato dal sole, alcune dagli alberi, le altre più esposte, rano però all’interno di un giardino ben bagnato.
Le ultime in particolare erano le più fiorite, già tutte sbocciare ma con il fiore più piccolo e dai petaloidi più sottili e leggermente con la punta triangolare.
La fioritura avviene tra Aprile e Giugno.
Breve descrizioni di alcune specie che ho trovato sempre su Wikipedia :
Di seguito sono descritte alcune specie di maggiore interesse.
Caltha dionaeifolia Hook. (1843) : questa è una specie Antartica così denominata dal botanico britannico William Jackson Hooker (Norwich, 6 luglio 1785 – Londra, 12 agosto 1865) in quanto ha le foglie simili alla specie Dionaea muscipula (pianta originaria della Carolina del Nord nell'America settentrionale). Le strette analogie biologiche che intercorrono fra le due piante causano alcune diversità di classificazione : non sempre questa specie nei vari elenchi botanici è compresa nel nostro genere.
Caltha leptosepala DC (1817) : l'origine della pianta è Americana; i fiori sono bianco – bluastri con 7 – 10 sepali petaloidi; è provvista unicamente da foglie basali cuoriformi con nervature sub-parallele.
Caltha palustris L. (1753) : è la specie più comune (e l'unica) della nostra flora; vive in prevalenze sui bordi di ruscelli ed è dotata di bellissimi e grandi fiori gialli. Essendo dotata di sostante tossiche (saponina) si consiglia di trattarla con una certa cautela.
Caltha polypetala Hochst. ex Lorent (1845) : è una pianta spontanea della Persia e del Caucaso; il nome della specie deriva dal fatto che il fiore è composto da diversi sepali petaloidi (da 6 a 10); ha un portamento più robusto e si propaga a mezzo di stoloni.




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