martedì 1 febbraio 2011

IL BOSCO SOTTO LA NEVE

FOLLETTI NEL BOSCO?
Alzandomi una mattina di quest’anno nuovo, affacciandomi al mio abbaino, mi sono ritrovata circondata dal biancore lattiginoso della nebbia, in un paesaggio magico, da fiaba nordica.

Ecco in una mattina come quella, ti domandi se davvero esitano abitanti fantastici nel bosco.
Così presa dall'entusiasmo di quella atmosfera, ho infilato gli scarponi giaccone guanti e sciarpa e sono andata fuori per una camminata nel bosco con mio padre.
Fuori è sotto zero, l’aria è cristallina, qualche fiocco leggero di neve vola tra una moltitudine di bambini e adulti indaffarati tra bob, sci e snowboard, tutti con la smania di raggiungere le piste a piedi o in seggiovia, per poi ridiscendere a valle.
Io imbacuccata per tenere lontano il freddo pungente, seguo il sentiero tra le piste con mio padre che fa da guida.
Presto lasciamo l’area degli sciatori e ci inoltriamo nel bosco, costeggiando alcuni chalet dove noto alcune piante di rose, su cui spiccano i frutti rossi, rotondi e appiattiti, dissimili da quelli della rosa canina, che sono ovali e ricordano leggermente la forma di un missile, da noi in Piemonte, chiamati
irriverentemente; “grattacui”per via dei semi urticanti all’interno, molto buoni se seccati e utilizzati come tisana o la polpa rossa per marmellate, quando sono maturi, sia per il sapore, sia per la concentrazione di vitamina ‘C’ e per il brillante colore rosso, sono utilizzati anche nelle decorazioni di fiori secchi.

A fianco di un balcone, si staglia un bellissimo agrifoglio ‘Ilex aquifolium L.’ con foglie verdi scuro e le sue bacche sferiche. E' un arbusto sempreverde, bello in ogni stagione ma che con i suoi colori ci riporta alee decorazioni natalizie.
Camminando sul sentiero, si nota quanto è freddo; sulle staccionate innevate già da settimane prima, sull’erba gelata e sul terreno, si sono cristallizzati i fiocchi di neve, e
poi cresciuti a dismisura con la brina mattutina, realizzando un bianco ricamo coreografico.
 Il bosco sembra dormire, ma osservando con attenzione ci si accorge che alcune piante sono vive, come le felci perfettamente di un verde brillante.
Tra le specie ricordiamoci della piccola felce, Polypodium vulgare L. della famiglia delle Polypodiaceae, viene anche detta, falsa liquirizia per il suo sapore. È usata in fitoterapia come espettorante naturale. Se sei nel bosco, puoi sempre raccogliere un germoglio tenero e masticarlo se hai un senso di sete, addolcendo la bocca.
Sempre nel bosco si possono notare lunghi verdi rami di rovi, con tenere foglie fresche. Stranamente foglie grandi come quelle non ingialliscono e muoiono con l’arrivare dell’inverno.
Cosa invece particolare è il caso del mirtillo: la qualità del mirtillo nero ‘Vaccinium myrtillus’, famiglia delle ‘Ericaceae’ perde completamente le foglie lasciando scoperti i rametti verdissimi e contorti del cespuglio, mentre il mirtillo rosso ‘Vaccinum vitis idea’ o ’ Vaccinium macrocarpon’ mantiene intatte le sue foglioline, e dire che li si può ritrovare alle stesse altitudini e nello stesso habitat come si nota dalle immagini.

Camminando nel bosco, la poca neve scricchiola sotto gli scarponi, tra rametti di abete, larici, pigne, foglie di faggio e aghi di pino, i suoni sono ovattati, oggi nel bosco non c’è nessuno, ma anche il silenzio ha un suo leggero sospiro.
Altri anni sono andata nel bosco tra Dicembre e Febbraio, ma la neve alta attutiva tutto, la luce bianca della neve nascondeva il bosco.
Questo inverno, il mondo sotterraneo lascia intravvedere i suoi abitanti.
Camminando, si vedono i segni del percorso segnato da due strisce di vernice bianca e rossa, per chi ama fare passeggiate.


Osservando il sentiero si notano piccole palline colorate a terra, lasciate dai giocatori della fanta-guerra simulata, io le raccolgo, sono piccole sfere di plastica dura che con il gelo si sono incastrate tra le foglie e la neve, come facessero parte della terra.
Più avanti mio padre mi fa notare delle tane di roditori tra le radici di alberi, attorno hanno cristalli di ghiaccio che si sono formati per la condensa del calore che fuoriesce dai loro corpi.

Questi fori, li vedo per la prima volta, non ci avevo mai fatto caso, davanti ad una delle tane, noto un guscio rosicchiato di castagna, sicuramente portato da uno scoiattolo o da un riccio come riserva per l’inverno, infatti, lì a quell’altezza, non ci sono castagni.
Alcune tane hanno vicino la terra smossa da lunghe gallerie, dove gli animaletti attraversano il bosco nascosti dal terriccio e da aghi di abete.
Ho sempre percorso questo bosco senza soffermarmi nei particolari, di solito solo per andare per funghi, o rilassarmi e assaporare la quiete della natura, questa volta mio padre mi ha mostrato piante e nomi, facendomi notare la differenza tra un abete rosso e uno bianco. Il pino rosso ha rami con una colorazione rosata e gli aghi più scuri e spessi.
Tra la vegetazione viva, passiamo vicino a un abete quasi morto, completamente piegato, probabilmente per una tormenta, con tutte le radici esposte, sembra incredibile che un albero come quello sia stato sradicato, tanto l’intreccio delle radici sia folto.








Tra i rami e la corteccia degli alberi ci sono si trovano muschi e licheni, di diverse forme e consistenze, molto utili ai fungaioli che se muniti di un coltellino senza spazzolino, possono aiutare a pulire dal terreno i funghi.
Più sono morbidi al tatto ma resistenti e elastici, meglio assolvono al compito...






Poco più avanti un abete deve aver sofferto e ora si presenta con enormi gibbosità sulla parte bassa del tronco come se fosse una scultura, le malformazioni sono come le nostre cicatrici, aiutano l’albero a proteggersi dalle avversità.
Riconosco la differenza della corteccia, e delle pigne, di un abete e di un larice, in più, il larice essendo una pianta molto simile all’abete, ma che in realtà perde le foglie, lo si nota dal suo tronco slanciato, lungo e dritto verso l’alto con i suoi rami spogli.La corteccia è formata da grandi scaglie, mentre le pigne sono piccole, buone per una composizione natalizia.




L’abete sia rosso che bianco presenta una corteccia a scaglie più piccole e pigne lunghe molto chiuse, ottime per attizzare il fuoco nel camino.

Ogni tanto tra la vegetazione compare la forma morbida ed elastica di un faggio, dal tronco liscio e macchiato di zone più bianche che lo fa assomigliare vagamente alla betulla. A terra ci sono le sue bacche ‘faggiole’ che tra fine settembre e metà ottobre vanno a maturazione, all’interno contengono il frutto secco, simile alle nocciole e altrettanto gustoso, buono per realizzare dolci e da cui si ricava anche un ottimo olio. Le foglie morte al suolo, mentre le sue gemme appena sbocciate sulla pianta, incominciano a notarsi per il loro colore dorato. Più avanti in una scarpata sotto alcuni alberi si notano dei cespuglietti di erica con ancora i fiori ormai secchi della primavera passata.
Il percorso che ho fatto si è concluso su di un “roccolo”, dove i cacciatori hanno fatto una spianata, e al confine hanno piantato degli alberi bassi, tra cui qualche albero di sorbo dell’uccellatore che ha delle bacche rosse di cui gli uccelli sono ghiotti.
Durante il periodo di caccia le persone si nascondono in un casotto di legno con piccole fenditure da cui prendono la mira.
In diversi punti del bosco qualche povero fungo rimasto sicuramente congelato per una prematura brinata, spunta qua e là, tra tutti un ‘zolfino perfettamente conservato.
Subito sotto si vede un boschetto di betulle riconoscibile dal tronco con corteccia bianca e qualche screziatura nera all’attacco dei loro numerosi rami spogli che tendono verso l’alto.
Vista la poca neve, mai avrei pensato di poter scorgere le orme di una lepre, e mi sono emozionata nel momento di fotografarle, si nota benissimo l’impronta completa della zampetta posteriore, e le due anteriori, come se la lepre si fosse fermata un secondo a riprendere fiato o per qualche rumore sospetto.
Se nel bosco insieme a tutto ciò che ho visto ci siano anche i folletti non mi stupirei affatto, ma per quella giornata non ho avuto l’opportunità di scorgerne alcuno, questo non toglie il piacere delle mie semplici scoperte, che mi hanno riempito il cuore e mi hanno fatto trascorrere una giornata serena e piena di curiosità!
Il bosco ci offre ospitalità cibo ad ogni stagione, riparo.
A volte sono proprio questi momenti che ti arricchiscono l’anima, e ci fanno fantasticare, ci accorgiamo di quanto la natura varia e misteriosa, viva e palpitante intorno a noi, invece di percorrerla velocemente per sport, senza notare nulla, o rubando e inaridendola per fini puramente egoistici.

Vi consiglio come lettura di un vecchio libro:
l segreto del bosco vecchio racconto giovanile di Dino Buzzati, pubblicato nel 1935, è il secondo romanzo scritto da Dino Buzzati. L'opera è vagamente allegorica e in forma di fiaba .
Ne è stato tratto un film del 1993 diretto da Ermanno Olmi.
Il film è stato girato nelle zone montane comprese tra Auronzo di Cadore e il valico alpino delle Tre Croci.

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